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Archivio mensile:aprile 2013

Shakespeare era cattolico

Shakespeare era cattolico

di Fausto Belfiori

Il regno di Elisabetta I si fondava su governanti senza scrupoli, chierici disponibili all’apostasia per desiderio di potere, intellettuali in maggioranza servili, migliaia di spie, “orecchie perfide”, poliziotti spietati come la loro regina, seviziatori, boia specializzati negli squartamenti di cattolici, agenti provocatori e avidi che si inventavano congiure di “papisti” per far piacere alla regina ed alla corte e conseguentemente per accrescere il ricavato delle loro calunnie.

Una monarchia afflitta dalla “paranoia antiromana”. Tanti erano i modi ed i luoghi “di morte e dolorosa esecuzione” che segnavano il calvario dei cattolici intransigenti – i cosiddetti ricusanti- nel periodo elisabettiano.

In questo clima politico non si può chiedere a tutti di essere eroi: è duro affrontare la persecuzione, la tortura, il martirio. Di fronte ad un regime implacabile, è comprensibile che ci siano persone in angoscia non soltanto e non tanto per sé ma, spesso, soprattutto per i vecchi genitori, per il o la consorte, per i figli ed anche per gli amici con i quali si condividono sentimenti ed ideali. La “straordinaria vitalità” di cui si parla a proposito o, meglio, a sproposito della società elisabettiana comprende pure tanto dolore e tanta infamia. Basti pensare al massacro dei cristiani seguaci di Roma delle regioni del Nord.

Questo momento storico era stato il tema di un libro di Elisabetta Sala che aveva delineato un profilo della trista regina aderente alla realtà. Non le è stato difficile, perciò, offrire un quadro della Londra del XVI secolo come premessa ad una, non del tutto nuova ma avvincente e persuasiva proposta di un Guglielmo Shakespeare ben diverso dalla persona, dall’uomo di teatro e dal poeta su cui ha insistito una storiografia dimostratasi in molti casi scientificamente non troppo affidabile.

Infatti, lo scopo del paziente lavoro di restaurazione compiuto da Elisabetta Sala è di provare ciò che “ancora molti non ammettono”, vale a dire, “che il Bardo dell’Avon abbia fatto parte di ambienti cattolici per tutto l’arco della sua vita e della sua produzione artistica”. Alla Sala preme riportare alla luce “il legame che connette Shakespeare alle grandi famiglie cattoliche di quella regione settentrionale che era rimasta praticamente impervia al protestantesimo di Stato.” Le stesse famiglie cattoliche che rimasero vittime di quelle che la storica definisce, senza esagerazione, “macellazioni rituali”.

Ho parlato di paziente lavoro dell’autrice, ma non ho usato un aggettivo laudatorio: è soltanto la constatazione di una attenta analisi che permette al lettore di pronunciarsi sulla fondatezza della tesi.

Sala affronta “L’enigma di Shakespeare” – questo è il titolo del libro – in modo che, alla domanda se il drammaturgo sia stato cortigiano o dissidente, il lettore stesso abbia gli elementi necessari per rispondere. I dati che fornisce, i particolari che pone a disposizione sono tali da non creare difficoltà a formulare la risposta.

Si veda, per portare un esempio significativo, la differenza del trattamento riservato ai sacerdoti cattolici rispetto a quello che usa per presentare i pastori anglicani (da parte di Shakespeare): gli uni “sono sempre individui di tutto rispetto che evocano un senso di rimpianto per un mondo perduto per sempre” , gli altri “difficilmente fanno una bella figura”. Un altro esempio di non minore entità: numerosi studiosi dei nostri giorni- registra l’autrice – asseriscono che Cesare, nella tragedia omonima, rappresenta “l’autorità papale e la chiesa di Roma, afflitta da difetti e bisognosa di riforme nel suo lato umano, ma santa e inviolabile nel suo lato divino”.

Talvolta – certifica la Sala – le posizioni religiose e politiche antielisabettiane di Shakespeare sono di una tale “evidente audacia” da far pensare a “protettori potenti per Will di Stratford e la sua compagnia”.

A questo punto è opportuno sottolineare due aspetti dell’accurato lavoro di Elisabetta Sala che non si limita a collocare in evidenza quella che, a suo giudizio, è la cattolicità di fondo della creazione shakespeariana, ma va alla ricerca e alla scoperta di tutte le componenti che offrono una così viva ed imperitura testimonianza di passione per l’arte, di dedizione al teatro ed alla poesia come quelle che si manifestano nel prolifico Guglielmo. Inoltre il suo rispetto per la scienza storica non la chiude a interpretazioni diverse dalle sue che vengono sempre esposte in maniera lucida ed esauriente.

Questo non conduce Elisabetta Sala a spostare il suo angolo visuale che le assicura il più ampio scenario. Tra l’altro le permette di dare maggiore risalto al modo con il quale Shakespeare ha descritto una società che, dalla corte alla plebe, appare moralmente sfaldata perché permeata di menzogna, di tradimento, di corruzione, di doppiogiochismo: un degrado che è conseguenza dell’abiura di Enrico VIII e della figlia, degna di occupare un trono immerso nel sangue. “Nello stile declamatorio ed altisonante che era in voga nei primi anni novanta del Cinquecento – scrive l’autrice de “L’enigma Shakespeare – si snodano e si narrano atti tra i più turpi e raccapriccianti che mente umana possa concepire…” E’ evidente che l’uomo di teatro, ormai signore del terreno in cui agisce, adopera la storia – le vicende succedutesi nei secoli ed i loro protagonisti – al fine di inchiodare i potenti ed i subalterni che vede intorno a sé agitarsi per finalità tutt’altro che nobili; di condannare il furore anticattolico che spinge a profanare le chiese, a fare a pezzi le statue di Maria (celebre quella della Madonna vulnerata) – il comportamento dei teppisti non cambia, come abbiamo registrato ai giorni nostri – ed a negare la dottrina della fede nonché la validità dei sacramenti. Pure per l’abilità nel servirsi del passato al fine di descrivere il presente ed ammonire, il grande William è chiamato il “maestro dei doppi sensi”.

Ci si rende conto, in tal modo che è ben più di una “ipotesi cattolicista” considerare Shakespeare cattolico o per lo meno sostenitore della causa dei “ricusanti”,cioè, di coloro che intendevano rimanere fedeli a Roma e al suo credo.

Clive Staples Lewis, un altro scrittore credente che rischia con Chesterton e Belloc di essere frainteso e scadere a moda, rilevò ironicamente che oltreoceano “ogni settimana un intelligente studente americano, ogni trimestre un insignificante cattedratico americano, scoprono per la prima volta il significato autentico di un’opera shakespeariana”.

Ebbene, Elisabetta Sala non vuole fare alcuna scoperta, ma si propone di contribuire a prendere atto di una realtà.

 

La Bellezza è segno di Dio

“Mostrami un amante che sia pur bellissima, a che servirà la sua bellezza se non come segno ove o legga il nome di colei che di questa bellissima è più bella?” (Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto I scena I)

 
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Pubblicato da su 27 aprile 2013 in Letteratura

 

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Grant Desme, il talento del baseball che all’apice della fama si è fatto monaco

«Ora sono frate Matteo»

di Benedetta Frigerio

Fuoricampo, bella vita e la corte della Major League. Poi una strana inquietudine: «Vivevo tante emozioni, ma nessuna durava». Ecco la sua vita

Quando la promessa del baseball americano, Grant Desme, allora 23enne, decise nel 2010 di lasciare una carriera appena cominciata, il mondo della major league e i suoi fan rimasero scioccati. Desme amava quello sport, le feste, le macchine e il pianeta in adorazione ai tuoi piedi. O almeno così sembrava quando lo si vedeva sfrecciare sul suo Suv, sempre circondato da «persone che ti vogliono stare vicine». In effetti, al giocatore sembrava di aver ottenuto «la felicità che pensavo si trovasse dietro l’angolo»: ancora nella minor league, aveva già battuto 31 fuori campo in una stagione, e poi altri 11 passando a giocare nella Arizona fall league, dove nel 2009 si aggiudicò il premio di miglior giocatore dell’anno. Ma proprio quando gli Oakland Athletics avevano iniziato a fantasticare sul futuro del campione, firmando un assegno di 430 mila dollari, lui si tirò indietro.

«AVEVO TUTTO». A sconvolgere ancor più il mondo dello sport le dichiarazioni di Desme: «Abbandono per qualcosa di più», disse. «Vado in monastero. Ho ottenuto tutto quello che volevo, ma non mi basta». Desme proprio quell’anno aveva attirato l’attenzione di quasi tutte le squadre della Major League, non avendo sbagliato un colpo e vincendo tutto quello che poteva. Di lui il general manager Billy Beane aveva detto che era «un grande talento» e che «avrebbe fatto ancora di più». In un’intervista rilasciata ieri al National Catholic Register, fra le poche dopo la decisione di entrare in convento, Desme, ora fratel Matteo, ha spiegato la sua scelta: «Non riuscivo mai a ottenere la gioia completa, quella che attendevo. Vivevo tante emozioni, ma nessuna durava».

TUTTA LA VICENDA. Per capire i motivi di questa strana decisione occorre fare un passo indietro. Nel 2007 il ragazzo, in seguito ad un infortunio, Desme visse qualche mese lontano dai riflettori. Il silenzio e la calma portano a galla un’inspiegabile insoddisfazione. Fu in quel momento che il giovane talento iniziò «interrogarsi su Dio» e «entrare in contatto con quei frati». Una breve parentesi, nel tourbillon della vita d’atleta che riprese di lì a poco, lasciando però quella domanda in qualche angolo dell’anima. Diversamente da tante storie hollywoodiane che abbiamo visto sui grandi schermi – quelle in cui la catarsi del protagonista avviene dopo una tragedia o un evento negativo, la conversione definitiva di Desme avvenne non dopo un fallimento, ma quando si trovava all’apice della fama e della gloria. Fu allora, sono le sue parole, che «compresi che Gesù mi stava chiamando». Un invito d’amore, lo definisce il giovane, «non una via scelta per evitare il peccato». Perciò, «quando lasciai il gioco non mi mancava. Ero felice di lasciare il baseball per Dio. Ho giocato tutta la mia vita, quindi la squadra era diventata la mia seconda natura. Cercavo lo stesso per la mia vita spirituale: un gruppo di uomini che lavorano insieme per lo stesso comune obiettivo. La vita solitaria non mi è mai piaciuta». Desme è entrato così nel monastero di San Michael in California, che conta tanti giovani novizi. È lì che «ho riscoperto il vero gusto del baseball: quando era il mio idolo non mi riempiva il cuore, ora che è semplicemente un gioco, ne godo», come succede sempre quando «non ti aspetti dalle cose più di quello che possono darti», quando «le tratti per quelle che sono».

100 VOLTE PIU’FELICE. «Potrebbe sembrare di perdere qualcosa, ma qualsiasi cosa offri a Dio lui ti dà sempre indietro cento volte tanto», ha spiegato ancora. Non solo, «l’apice della mia umanità maschile l’ho raggiunto seguendo Gesù», scoprendo che «più segui un altro più sei felice» e che «essere uomini veri non c’entra con il farsi valere sugli altri, ma con l’aiutarli a rialzarsi». L’ex giocatore ha detto che «la religione cristiana non è una cosa vaga che non vale la pena di essere considerata come spesso si pensa», ma l’incontro con «Dio incarnato. Lo stesso identico Gesù del Vangelo, che guarisce i malati e concede con abbondanza altre grazie ai peccatori, vive tra noi sacramentalmente. L’apparenza è diversa, ma il Dio fatto uomo è lo stesso». Ora si capisce perché «molti che pensano alla vita religiosa come miserabile sarebbero sorpresi di vedere quanta felicità c’è in monastero». Forse è più facile per una star abituata al sacrificio e al gioco di squadra, a sforzarsi per arrivare. Non proprio, risponde fratel Matteo, spiegando come con Dio sia al contrario tutto più semplice: «Ammettendo la nostra debolezza e chiedendo aiuto si diventa capaci di fare cose che parevano impossibili». Nessun rimpianto? Ricco come l’apostolo di cui ha preso il nome, fratel Matteo spiega che lasciando ogni cosa ha ottenuto «l’unica che durerà per l’eternità: la nostra relazione con Dio».

I was doing well at baseball. But I really had to get down to the bottom of things – I love the game, but I aspire to higher things. I wasn’t at peace where I was at. I have no regrets.

 

“La carità perfetta consiste nel sopportare i difetti degli altri, non stupirsi delle loro debolezze, ma soprattutto nel comprendere che questa regina delle virtù non deve assolutamente restar chiusa in fondo al cuore.”

(Santa Teresa di Lisieux).

 

Qualche volta la gente inciampa nella verità. La maggior parte però si rialza subito e se ne va come se niente fosse. ((Winston Churchill)

 

COME FAR DURARE UN AMORE

(Anonimo)

Una mamma e un bambino stanno camminando sulla spiaggia. Ad un certo punto il bambino dice: “Come si fa a mantenere un amore?” La mamma guarda il figlio e poi gli risponde: “Raccogli un po’ di sabbia e stringi il pugno….” Il bambino stringe la mano attorno alla sabbia e vede che più stringe più la sabbia gli esce dalla mano. “Mamma, ma la sabbia scappa!” “Lo so, ora tieni la mano completamente aperta…” Il bambino ubbidisce, ma una folata di vento porta via la sabbia rimanente. “Anche così non riesco a tenerla!” La mamma, sempre sorridendo: “Adesso raccogline un altro po’ e tienila nella mano aperta come se fosse un cucchiaio… abbastanza chiusa per custodirla e abbastanza aperta per la libertà.” Il bambino riprova e la sabbia non sfugge dalla mano ed e protetta dal vento. “Ecco come far durare un amore…”

 

 

 
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Pubblicato da su 21 aprile 2013 in Sport

 

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Il bacio di Dio

«Sono stata nell’aldilà, ho visto l’amore eterno»

di Alberico Cecchini e Francesco Buda

«Ha conosciuto la morte terrena e giura di aver visto cosa c’è di là, dove esiste solo quello che lei chiama “eterno presente”. Folgorata da un fulmine, questa dentista colombiana dice di aver fatto un viaggio straordinario. Lasciato il corpo semi-carbonizzato, racconta di aver incontrato l’indescrivibile bellezza del Cielo, la pace e la luce che promanano dal Creatore, che lei chiama “papà”. Ma racconta anche le sofferenze causate dalle debolezze e dal maligno addosso alle persone. Lei, abortista convinta e fautrice dell’eutanasia, ne è sicura: ha visto la vera Vita che anima il corpo e la vita oltre il corpo, «ho potuto osservare la mia storia personale, sin dal concepimento». Maniaca dello shopping e della perfezione estetica, racconta di aver visto la vera bellezza, quella che non passa ed anima ogni cosa, che tutto sostiene e nutre. Ha accettato di incontrarci per questa intervista esclusiva,  nella quale ci ha raccontato dal vivo ciò che è scritto nel suo libro, breve ma intenso, che sta facendo il giro del mondo.

La cosa più bella della tua testimonianza è quando racconti la luce dell’ovulo fecondato. Tu l’hai visto…

«È bellissimo! Io ho visto la mia fecondazione: è bellissimo, è il bacio di Dio… il bacio di Dio è il soffio di Dio, Dio che si compiace e gode in questa unione e fa questa esplosione della Sua persona in questo “pezzetto” di cellule. La grande luce che si forma nel ventre della madre sono tante cellule piccine che si dividono e già l’anima è grande, bella. L’anima si compiace e gioisce in Dio e Dio si compiace e gioisce nella creatura. Meraviglioso».

Come la Madonna nel Magnificat quando dice: “l’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Lui”?

«Sì, bello! Per questo quando ci si avvicina a un bimbo appena nato, si sente tanta gioia e tanta pace, perché questo bimbo sta godendo nel seno di Dio, e per questo il bebè sorride, gioisce, si emoziona».

Dici che già nella fecondazione c’è la persona, sebbene i genitori nemmeno lo sappiano, neanche la mamma sa di essere incinta? «Sì, lì già c’è Dio e la persona. È bello perché è un Dio vicino, tenero, che ama, che gioisce, siamo molto speciali per Lui. Il bello di questo Dio è che quando il bimbo ha coscienza, si nasconde  nel suo cuore, rispettando la libertà della creatura perché lo ami liberamente o non lo ami. Dio non forza, non fa schiavi: è così dolce che questa è una espressione del Suo grande amore e della Sua grande libertà».

Vorremmo che tu ci dicessi altre cose oltre a ciò che c’è nel tuo libro. «Gesù mi ha detto che, prima di tornare al mondo, devo adorarLo nell’Eucarestia. Devo continuare per il mio bene e il bene dell’umanità tutti i giorni. Io penso che questa è stata una grazia che Gesù mi ha dato. Questo perché Lucifero non mi sprofondi e non mi prenda di nuovo, e questo è molto facile, perché è molto astuto. Bisogna cominciare dall’adorazione eucaristica personale e invitare all’adorazione comunitaria delle persone che ancora vengono in Chiesa. Dovremmo informarle della loro responsabilità che hanno verso il mondo. Un’ora di adorazione al Santissimo Sacramento per supplicare Dio padre, affinché l’uomo sia riscattato dal pantano della schiavitù e torni al Cuore di Gesù. Io penso che il popolo cattolico pecca davanti a Dio per omissione. Non possiamo continuare ad essere cattolici “dietetici, light”, abbiamo una gran responsabilità con Dio. Vi chiedo di far arrivare una supplica da parte mia a questa gente, ai miei fratelli nella fede, noi che ci alimentiamo del Cuore di Cristo: muoviamo il nostro cuore ad avere misericordia per l’umanità. Ci sono molte e molte benedizioni che ancora non si sono effuse dal Cielo, perché non abbiamo unito il nostro cuore alla supplica per la conversione dell’umanità. Vorrei pregarvi di esporre bene e sottolineare questa mia supplica: questa è un’epoca molto difficile, perché ci sono stati tristemente una crescita e un progresso del mondo dell’oscurità e questo è stato molto grave. Da un secolo all’altro c’è stata una esplosione della malvagità, ormai l’uomo non vuole più essere uomo, è schiavizzato nel piacere, nei bassi istinti, è diventato il peggiore dei criminali uccidendo i suoi figli (oltre 50 milioni di aborti l’anno), si è scatenato da parte del male l’attacco all’intelligenza. L’aborto, che anche io ho praticato, è un sacrificio diabolico davvero terrificante in cui una madre è capace di uccidere la vita nel suo ventre che è quanto di più sacro che Dio ha dato, che è il sigillo della vita».

E tu li hai visti questi demòni? «Sì, io li ho visti e questa è la cosa che più mi terrorizza. L’uomo di oggi vuole essere bello esteriormente, ma la sua anima è putrefatta e maleodorante. Non cerca Dio, non desidera Dio perché purtroppo i mezzi di comunicazione hanno generato modelli di condotta e della personalità a immagine e somiglianza di Lucifero: superbi, autosufficienti, capaci di dire a Dio “io non mi sottometto, non ti servirò Dio.

Siamo molto sostenuti sui contenuti di vita dall’esperienza di Padre Angelo Benolli… «E’ proprio vero quello che lui dice e cioé che “la vera cultura è amare la natura della persona e che la scienza o la religione non possono dirsi tali quando non rispettano le energie naturali create da Dio in ogni bambino. E che la cultura ci vorrebbe ammaestrare, ma solo persone mature, con l’anima in Dio, possono produrre vera fede, vera scienza, vero amore. Oh che bello! Quest’uomo è un santo! Infatti nella conoscenza l’uomo si perde molte volte, se non si inginocchia davanti a Dio, chiude la sua vita e la sua intelligenza allo Spirito Santo. Un esempio di questo è che oggi il crimine è chiamato diritto. L’uomo di oggi ha trasformato tutto in diritto, hanno elevato a legge l’oscurità e la malvagità in modo che la legge le difenda.

Anche se la legge vietasse gli aborti, si farebbero lo stesso illegalmente. Meglio fare come fai tu, spiegare cosa è l’aborto così le persone quando sanno cos’è l’aborto non lo fanno. Qui in Italia, dove è legale, spesso molti dottori non lo vogliono praticare. «Certo, questo è bello, è lo Spirito Santo che dirige questi medici per difendere la vita, perché i medici sono un dono di Dio, per difendere la vita. Comunque è una legge con cui si rinuncia a Dio. Un Paese rinuncia a Dio se ammette l’aborto, qualcosa di enormemente grave. Bisogna lottare per la vita, perché Gesù Cristo è la vita. Se mi tiro fuori da questa lotta, non sto con Gesù Cristo. È così sempre, nel mezzo non c’è niente. Il bello è che, se noi ponessimo la nostra vita nelle mani dello Spirito Santo già da molto piccoli, che grandi cose, che grandi miracoli e grandi doni ci sarebbero nel mondo! Cose molto più grandi di quelle che ha compiuto lo stesso Gesù, perché immaginatevi che nella nostra anima c’è un pezzo di Dio. Chi può misurare un pezzo di Dio? Se noi fossimo più spirituali e meno carnali, grandi doni di Dio e grandi benedizioni scenderebbero sull’umanità. È troppo bella un’anima, è meravigliosa, è una poesia di un Dio che ama. La crea unica e irripetibile, l’ha pensata con tutto il suo più profondo amore, l’anima di ogni bimbo viene dall’amore di Dio. È una poesia di Dio. Dobbiamo tornare a lasciare che lo Spirito Santo ci muova e ci faccia incontrare con questa tenerezza di Dio. Se incontrassimo la tenerezza di Dio, incontreremmo la dolcezza che c’è nella nostra anima, ci potremmo fondere più velocemente a Dio, incontrarlo. Questa è la grandezza di questo Dio che ci ama, che sa che la nostra anima si lacera, si sporca e si danneggia nel cammino. Per questo manda Suo figlio, per lavarci con il Suo sangue nella confessione e rinnovarci e farci vivere. Per ripristinare l’anima così bella e meravigliosa. Negli anni, se non viene curata, l’anima si sporca, si sfigura e non ha la capacità di riparare e tornare all’immagine e somiglianza con Dio. Però quando Gesù lava con il suo sangue attraverso il sacramento della confessione, l’anima torna bianca. Quando mangi il corpo di Cristo, l’Eucarestia, l’anima si riveste dell’agnello di Dio, che la cristifica. Questo è troppo bello, come la Trinità che si fonde in una creatura perché la ama. Questa è la Chiesa, tanto attaccata e tanto odiata».

Tu che hai sperimentato fortemente questo amore di Dio nell’aldilà, non ne senti la mancanza? Non provi sofferenza nel restare qui? «Eh… è molto strano, è una contraddizione: è una nostalgia, un vuoto, ti manca tutto. Vivi e dài grazia a Dio per la vita che hai, però aneli la morte tutti i giorni per ricongiungerti a Dio, per vedere la Sua luce e ascoltare la Sua voce. Però la consolazione e la grande gioia è sapere che questo Dio, Suo figlio, per amore a noi, è nascosto in una cassettina piccola piccola, umile umile. Essendo Dio si riduce ad un’ostia così piccolina perché ci ama e questo è l’anticipazione del cielo. È un Dio troppo bello. L’uomo di oggi si è dimenticato di gioire in Dio e arrivare alla felicità».

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UN VIAGGIO NELL’ALDILÀ  Il 5 maggio 1995 un fulmine colpisce la giovane dentista Gloria Costanza Polo Ortiz e suo nipote, a Bogotà, in Colombia. Il corpo di Gloria è spaventosamente bruciato, dentro e fuori. Il suo cuore si arresta. Ovaie, polmoni, fegato e reni sono quasi carbonizzati. In sala operatoria succede ciò che, stando al suo racconto, Gesù in persona le dice di testimoniare al mondo “non mille volte, ma mille volte mille”: «Entrai immediatamente in una luce bianchissima piena di amore. Avvolta in questa luce – racconta la signora Polo –: sentii pace, una gioia e un’allegria meravigliose». Inizia così un viaggio straordinario, tra la felicità dell’Amore eterno e gli orrori del Maligno. A guidarla è una “Voce meravigliosa” che le mostra il suo Libro della Vita, sul quale rivede la propria storia, momento per momento, sin dal concepimento. Prima bambina semplice e piena di fede, poi adolescente insicura che si adatta alle falsità, costretta ad abortire. Quindi dentista in carriera, razionalista, materialista, tutta alcol, soldi ed apparenze. Racconta di aver visto i suoi figli ancora in vita sulla Terra, e i genitori e parenti defunti, la gioia piena di chi è vicino a Dio e le sofferenze delle anime del purgatorio, fino agli abissi tenebrosi con orrendi angeli luciferini. «Una voragine viva voleva inghiottirmi», dice Gloria. Ma non viene inghiottita: racconta che San Michele Arcangelo la strappa via e la porta da Gesù. Che la interroga sui dieci comandamenti e le mostra le sue falsità, ma pure le enormi grazie di una vita nella Fede non ipocrita. Infine la rimette al mondo, assegnandole una missione: raccontare tutto. «È l’esortazione di un Dio innamorato di voi tutti che vi dona me come specchio», dice lei.

 

 
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Pubblicato da su 12 aprile 2013 in Misteri

 

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La Bibbia, una lettera di Dio che rende liberi

Beati i poveri in spirito,perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore,con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. (Matteo 5,3-16)

Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. (Matteo 5,43-48)

State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Matteo 6,1-6)

Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza. Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?” Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena. (Matteo 6,19-34)

Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano! Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete. Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?” Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!” Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande.» Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi. (Matteo, capitolo 7)

Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?» Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?» Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai.» (Luca 10,25-28)

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro.» «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?» Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più.» Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco.» Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati.» Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!» (Luca 7,36-50)

 

 
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Pubblicato da su 4 aprile 2013 in Religione

 

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