RSS

Archivio mensile:marzo 2013

Ridere è proprio una cosa seria

colomba su carrarmato

Victor Hugo scrisse: “Quando rido ho 25 anni; quando sono triste ne ho 60.” Il professor Chapiro, illustre studioso di Ginevra sostiene che il ridere è indispensabile alla salute. Il riso, per essere sano, deve essere spontaneo e gioviale, non confondersi coi sorrisetti dell’invidia o del sarcasmo, che non solo non sono salutari, ma danneggiano.

Il riso può essere frutto di gioia autentica, di bontà e simpatia, o anche un’arma sottile, o una triste maschera, un riso amaro, per illudersi e stordirsi. Ma ai giorni nostri, purtroppo, si ride molto meno che in passato, come ha evidenziato una recente ricerca, mentre sono aumentati i fattori di stress e le forme depressive.

Il noto dottore-clown Patch Adams ha fatto dell’umorismo e della comicità una missione di amore, per uscire da una profonda crisi depressiva che lo aveva portato sull’orlo del suicidio. Egli ha detto: “Ho sofferto molto, ho anche cercato di ammazzarmi, poi ho deciso di mettermi a servizio degli altri.” Tali idee sono anche alla base del lavoro di Paul Mc Ghee, che, con la sua equipe di collaboratori, è uno dei più rappresentativi e convinti studiosi, cultori e promotori della “Geloterapia” (dal greco Ghelos = risata). Il riso, peraltro, era già considerato un correttivo dei comportamenti e dei costumi morali (mores, in latino) dal classico motto: “Castigat ridendo mores”, cioè… “Ridendo castigo i mori”, come spiega Totò in un film malmenando un moro e sghignazzando…

La teoria cognitivista di Koestler, considera l’umorismo un “atto creativo, in quanto collega fra loro le idee in modo originale.” Con paradossi e incongruità, o piuttosto coerenza e discrepanza insieme,  che Koestler chiama “bisociazione.” Ad es. : Un carcerato giocava a carte con i suoi carcerieri; quando si accorsero che barava lo cacciarono a calci dalla prigione. Maurizio Della Casa, studioso di linguistica, afferma:” Il comico apre la strada alla creazione dei sensi, alla libertà del discorso: il linguaggio si propone in esso come ricerca e  potenzialità infinite”.

Nelle nos3 scuole si ride troppo poco” diceva Gianni Rodari. Dovrebbe esserci più gioia e  meno noia. E Ferdinando  Montuschi osserva: ”Imparare a ridere in modo sano e liberante è forse uno degli obiettivi educativi più validi che la pedagogia possa garantire alle giovani generazioni, e non solo a loro.” Domenico Volpi, ispirandosi a Don Bosco, individua i seguenti valori dell’umorismo: fonte di gioia e allegria, agilità mentale, creatività e senso critico, eliminazione o riduzione dell’aggressività, sdrammatizzazione, serenità e distensione, capacità di adattamento, in senso dinamico e costruttivo, da non confondere con l’adattamento passivo ed il piatto conformismo. Alessandro Pronzato, autorevole sacerdote, nel libro “La nostra bocca si aprì al sorriso”, scrive che “Il mondo sarebbe “una cosa più seria” se ci si fosse preoccupati di costruire una teologia del sorriso”. Anche Roberto Beretta ed Elisabetta Broli hanno trattato in chiave umoristica importanti argomenti religiosi e morali in alcuni libri. Un articolo  pubblicato su “Civiltà Cattolica“ del 1/1/94, ”Il sorriso è dono e conquista”, riporta il seguente aneddoto. “Il sorridere umoristico ha caratterizzato, ad esempio, Giovanni XIII. Si narra che, dopo alcune settimane dalla sua elezione a Sommo Pontefice, non riuscisse a prendere sonno per l’assillo dei gravi problemi della Chiesa.  -Voltavo la testa ora qua ora là sul cuscino- racconta lui stesso -ma il sonno non veniva. Allora mi sembrò che lo Spirito Santo mi dicesse: -Ohé, Angelo, tu cominci a prenderti troppo sul serio! E di colpo mi addormentai.

Carlo Majello commentando l’articolo citato, scrive: “I Gesuiti di Civiltà Cattolica consigliano, soprattutto ai cristiani, di imparare a sorridere.  Secondo i Gesuiti l’umorismo e il sorriso sono vera grazia, oltre che segno di intelligenza e di umiltà, fonte di libertà, di pace e di verità: ma deve essere un sorriso autentico, un sorriso che è un dono del cielo”. L’articolo citato si conclude con le seguenti riflessioni: “Sa sorridere l’uomo del nostro tempo?  Apparentemente sì. Gli scherzi televisivi, i salotti ed il cinema offrono lo spettacolo di gente che ride e sorride, spesso con arte raffinata.  Spesso però si tratta di un sorriso maschera: di un sorriso cioè che non è più espressione di gioia profonda, ma maschera per nascondere la realtà e palliativo per illudersi e stordirsi.

Il sorriso non lo si eredita, tanto meno lo si compra o lo si prende a prestito. E’ un’arte da conquistare con pazienza, con l’equilibrio interiore, con la ricerca dei valori della vita. E con molto amore. C’è chi ha parlato del “Sacramento del sorriso” perché in ogni sorriso c’è qualcosa della trasparenza di Dio. E’ di questo sorriso che abbiamo tutti bisogno.”

La varietà delle teorie, qui appena accennate, e tutte peraltro limitate e riduttive, rispecchia la grande complessità del fenomeno umoristico. Come osserva Avner Ziv: “Tra tutti i comportamenti umani, l’umorismo è forse il più ricco…Ciò che avvertiamo è una gioia pura, un vero piacere. L’umorismo, oltre a queste manifestazioni fisiologiche, contiene in sé tutta la ricchezza della psicologia umana. Comprende aspetti intellettuali, emotivi, sociali e fisiologici.” Avner Ziv mostra come, l’umorismo, se ben utilizzato, possa avere un ruolo importante anche nella scuola: ma vanno evitati l’ironia e il sarcasmo, che offendono e feriscono, ed ovviamente la buffoneria ridicola.

 

 
Lascia un commento

Pubblicato da su 17 marzo 2013 in Attualità, Scuola e Famiglia

 

Tag: , , ,

Scienza, Fede ed altre forme di conoscenza

scienza-e-fedeOscar Wilde soleva ripetere: «Il cattolicesimo è la sola religione in cui valga la pena di morire.» Il cammino esistenziale di Oscar Wilde è stato un lungo e difficile itinerario verso il cattolicesimo, una conversione – ha spiegato lo scrittore e saggista esperto del mondo britannico Paolo Gulisano- «di cui nessuno parla, e che fu una scelta meditata a lungo, e a lungo rimandata, anche se – con uno dei paradossi che tanto amava- , Wilde affermò un giorno a chi gli chiedeva se non si stesse avvicinando troppo pericolosamente alla Chiesa Cattolica: “Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista”. Dietro la battuta c’è la complessità della vita che può essere vista come una lunga e difficile marcia di avvicinamento al Mistero, a Dio». Molte le persone che sono entrate in rapporto con lui e si sono convertite.

DICHIARAZIONI DI SCIENZIATI RIGUARDO AL TEMA “SCIENZA E RELIGIONE”

E. DENNERT nella sua opera Religion der Naturforcher ha condotto un’indagine sulla posizione religiosa di 300 fra scienziati e medici e ha accertato un atteggiamento negativo solo in 20; gli è rimasta sconosciuta la posizione di 38. Tutti gli altri si sono dimostrati credenti. Scienziati eminentissimi hanno espresso con parole spesso commoventi la loro convinzione.

 

ISAAC NEWTON, al termine della sua Philosophiae naturalis principia mathematica conclude:

«Le meravigliose istituzioni del sole, dei pianeti, delle comete possono esistere solo in base ad un piano di un essere onnisciente e onnipotente e solo in base alla sua direttiva.

GIOVANNI KEPLERO, uno dei più grandi astronomi, nel suo Prodromus (1596) trova manifiche parole di lode a Dio: «Grande Maestro nel mondo, io guardo ammirato le opere delle tue mani, costruite secondo cinque forme artistiche e nel mezzo il sole, dispensatore di luce e di vita, che governa e dirige secondo sacre leggi i pianeti nel loro diverso corso…»

ALESSANDRO VOLTA, lo scopritore dell’elettricità di contatto tra le diverse sostanze, ascoltava ogni giorno la messa e recitava quotidianamente il rosario. Nelle festività si accostava alla comunione. Egli stesso istruì i figli nelle verità fondamentali del catechismo. Dalla sua famosa lettera del 6-1-1815 riportiamo i seguenti brani: «Riconosco questa fede per un dono di Dio: né però ho tralasciato i mezzi di vieppiù confermarmi in essa, studiandola nei suoi fondamenti, rintracciando con la lettura di molti libri apologetici ed anche contrari gli argomenti e ragioni che la rendono credibilissima anche all’umana ragione, e tale da doversi abbracciare da ogni animo non pervertito dai vizi e da passioni.

ANDRÈ MARIE AMPERE, fondatore dell’elettrodinamica, diede al figlio questo ammonimento avviandolo alla vita: «Studia le cose di questo mondo poiché è il dovere della tua professione; ma guardale con un occhio solo, l’altro sia costantemente rivolto alla luce eterna! Ascolta i sapienti, ma con un solo orecchio! Scrivi con una mano sola, con l’altra tieniti aggrappata alla veste di Dio, come un bimbo si tiene alla veste del padre! Senza questa precauzione ti sfracelleresti immancabilmente contro una roccia».

KARL ERNST VON BAER, il fondatore dell’embriologia moderna, è l’autore di queste frasi particolarmente incisive: «Una quadruplice brama, non concessa all’animale, è stata posta dal Creatore nel cuore dell’uomo per dominare la sua natura animale: la brama della santità, che noi chiamiamo fede, l’imperativo del dovere che noi chiamiamo coscienza, il piacere della conoscenza che noi chiamiamo brama di sapere e la gioia del bello che noi chiamiamo senso artistico. Questa brama quadruplice per la quale sola si può dire che l’uomo è l’immagine di Dio, è il magnete che guida misteriosamente l’umanità nel suo sviluppo e deve necessariamente continuare a guidarla nella sua civiltà, poiché Egli l’attira secondo i suoi quattro interessi eterni, la religione, la virtù, la scienza e l’arte.»

Il premio Nobel per la fisica ROBERT MILLIKAN nella sua autobiografia dichiara: «In altre parole il materialismo così come lo si intende comunemente è una filosofia assurda e irrazionale e credo che in realtà sarà considerata tale dalla maggior parte degli uomini che riflettono… Religione e scienza sono dunque nella mia analisi le due grandi forze sorelle che hanno fatto e sempre faranno progredire l’umanità. Entrambe sono necessariamente imparentate fra loro…»

Chiarissima e indubbia si esprime la fede di ALBERT EINSTEIN nell’esistenza di un Dio soprannaturale e personale nell’intervista rilasciata ad un giornale americano nel 1950: «L’opinione corrente che io sia ateo si basa su un grosso errore. Chi lo deduce dalle mie teorie scientifiche si vede che non le ha comprese. Mi ha frainteso completamente, e mi compie un cattivo servizio, se diffonde notizie sbagliate circa la mia posizione di fronte alla religione… Credo in un Dio personale e posso dire con piena coscienza che nella mia vita non ho mai indulto ad una concezione ateistica. Già da giovane studente ho ricusato il punto di vista scientifico degli anni ottanta, e considero le dottrine evoluzionistiche di Darwin, Haeckel, Huxley, come tramontate senza speranza. Per quel che mi riguarda sono convinto che senza la religione, l’umanità si troverebbe oggi ancora allo stato di barbarie. Tutta la vita comunitaria si svolgerebbe secondo rapporti inimmaginabilmente primitivi, non ci sarebbe sicurezza, né per la vita né per la proprietà, ed è mia convinzione che la lotta di tutti contro tutti, che è un eterno istinto umano, diverrebbe ancor più crudele di quanto accade oggi. È stata la religione che ha permesso all’umanità di progredire in tutti i campi».

THOMAS ALVA EDISON, lo scopritore della lampadina elettrica, del cinematografo, del grammofono, possessore di più di 1200 brevetti americani, dopo essere salito sulla Torre Eiffel a Parigi scrisse nel libro d’oro: «Al signor Eiffel, l’ingegnere e audace costruttore del gigantesco e unico esemplare di ingegneria moderna, dedica queste parole un uomo che ha il massimo rispetto e la massima ammirazione per tutti gli ingegneri, specie del più grande di tutti: Dio!»

MAX PLANCK, fondatore della teoria dei quanti, che ha rivoluzionato la fisica moderna: «In qualunque direzione e per quanto lontano noi possiamo vedere, non troviamo da nessuna parte una contraddizione tra religione e scienza, ma piuttosto un pieno accordo nei punti più decisivi. Religione e scienza non si escludono, come alcuni oggi credono o temono, ma si completano e si condizionano a vicenda. E la prova più immediata per la compatibilità tra religione e scienza, anche per una considerazione critica radicale, è rappresentata dal fatto storico, che proprio i più grandi scienziati di tutti i tempi, uomini come Keplero, Newton, Leibniz, erano penetrati da profonda religiosità.

Il chimico THOMAS DAVID PARKS confessa: «Io vedo ovunque intorno a me ordine e determinazione nel mondo inorganico. Non posso credere che essi esistano per causali fortunate combinazioni di atomi! E in tutto ciò – più che una fredda programmazione razionale – io vedo la cura e l’amore di un grande creatore per le sue creature.»

Lo zoologo RUSSEL LOWELL MIXTER dichiara: «Quando si legge nella Bibbia che Dio ha creato l’uomo, gli animali, le piante, si può credere certamente che ciò che si vede nella natura è in accordo con tale fede. La Bibbia non è un testo scientifico. Ma essa trasmette i presupposti fondamentali della scienza. E ciò è per me una verità eternamente splendente che non si spegne mai – una verità che non perde nulla del suo splendore alla presenza di tutte le teorie materialistiche che mai siano state pensate e inventate – questa verità è che il Dio della Bibbia e il Dio della natura è lo stesso.»

GUGLIELMO MARCONI, lo scopritore della telegrafia senza fili, uno dei più grandi fisici italiani, ha detto: «Dichiaro con orgoglio di essere credente. Credo alla potenza della preghiera, vi credo non solo come cattolico, ma anche come scienziato».

Ascoltiamo ora WERNHER VON BRAUN, l’artefice prestigioso del Saturno V, che è stato chiamato «l’uomo della tecnica e della preghiera», un uomo, che oltre ad aver catapultato l’uomo sulla luna, si è interiormente e fortemente impegnato nei problemi religiosi: Dio e i rapporti tra Dio e il mondo: «Per me la scienza e la religione sono due finestre di una casa, attraverso le quali noi vediamo la realtà del Creatore e le leggi che si manifestano nelle sue creature… Io non posso assolutamente farmi un concetto del mondo, senza l’idea di Dio…In questo nostro tempo di voli spaziali in cui noi ci serviamo degli strumenti della scienza per penetrare in nuove regioni, la Bibbia resta sotto ogni rapporto un libro di attualità.» Quando i primi astronauti americani posarono il piede sul suolo lunare, questa fu la prima parola di Wernher Von Braun: «Thank God! They made it!» «Sia ringraziato Dio! Ce l’hanno fatta!» Rammentando l’astronauta sovietico che affermò di non aver trovato Dio nei suoi viaggi spaziali, Von Braun si richiama a Borman: «Frank Borman, il comandante del nostro Apollo 8, nel Natale scorso (1968) fu interrogato se egli avesse veduto Dio. La sua risposta suonò così: “No, neppure io l’ho visto; però ho sperimentato tutte le prove della sua esistenza.”»

LUIGI FANTAPPIÈ, insigne matematico universalmente riconosciuto, in una conferenza tenuta a Roma nel 1947, esprime la convinzione, che la scienza, liberata dai pregiudizi del materialismo, potrà diventare nel futuro la migliore alleata della religione nell’opera di elevazione spirituale dell’umanità. «Gli sviluppi più recenti della scienza moderna ci mostrano dunque stampata nel gran libro della natura (che, diceva Galileo, è scritto in caratteri matematici), quella stessa legge di amore che è scritta nel Vangelo.

Quanto diverso è dunque l’atteggiamento della scienza moderna verso la religione da quello del secolo scorso, sotto l’impero del positivismo! Possiamo veramente dire che la scienza, che era materialistica nel secolo passato, si è andata sempre più spiritualizzando, fino a divenire oggi la migliore alleata della fede. E ciò non deve sorprendere, perché se la scienza è fatta non per fini utilitari, né per orgoglio di sapere, che acceca sempre, ma per il solo amore della verità per la verità, e se è vero, come è vero, che Dio stesso incarnato ci ha detto: “Io sono la Verità”, è evidente che la ricerca scientifica, condotta per il solo amore della verità, viene a coincidere in realtà con la stessa ricerca amorosa di Dio, e deve quindi fatalmente sboccare nell’amore di Dio e nella fede più sicuramente sentita. È per questo che io ritengo che mai come nel momento attuale, in cui la scienza ha raggiunto una maggiore maturità, essa possa dare alla fede appoggi tanto validi, mezzi tanto potenti di penetrazione proprio fra quelle grandi masse di uomini, che, pur dicendo di non credere a Dio, credono però nella scienza e nella verità da essa portata. Approfittiamone dunque, e un nuovo, grande, glorioso periodo di sapere, di fede e di amore si aprirà per l’umanità intera».

La stessa convinzione la troviamo espressa ai nostri giorni dal Prof. ANTONINO ZICHICHI, Presidente della Società Europea di Fisica (EPS):«Professor Zichichi, lei è un uomo di fede?»«Sì, sono un credente».

«E come concilia la sua fede con la sua scienza?» «Le rispondo precisando innanzitutto che di questa “conciliazione”, come lei la chiama, uno scienziato non ha assolutamente bisogno. La presunta inconciliabilità tra scienza e fede è una delle grandi mistificazioni della cultura dominante, e cioè della cultura dei filosofi, dei letterati e dei falsi scienziati. Il dominio della fede, infatti non ha bisogno di essere corroborato dalla scienza. La fede, essendo un dono di Dio, è al di sopra e al di là della scienza».

«A proposito, quando parla di Dio, a quale Dio si riferisce precisamente?» «In Dio in cui credo» risponde Antonino Zichichi «è il Dio della religione cattolica, che io professo e della quale sono praticante, e questo perché la scienza non fa diventare uomini di fede. Piuttosto, e proprio in quanto uomo di scienza, devo dirle che trovo assolutamente falso affermare che la scienza abbia trovato un solo fenomeno che sia in contrasto con Dio. Chi dice questo, mi creda, non sa cosa è la scienza».

–Tratto dall’articolo di P. CARLO COLONNA S.J.   http://www.nuovoadamo.net/index_lang.html–

 
Lascia un commento

Pubblicato da su 8 marzo 2013 in Letteratura, Scienza e Fede

 

Tag: , , , , ,

Quando grandi attori insegnano grandi cose

sordi

Verdone: Sordi, ogni mattina coglieva una rosa per la Madonna

La grande fede di Alberto Sordi e in particolare la sua devozione alla Vergine sono rievocate sull’Osservatore Romano dal regista e attore Carlo Verdone, da molti considerato l’erede del grande artista romano. “La mattina – ricorda Verdone citando la sorella di Sordi – prima di recarsi al lavoro, il grande attore si faceva cogliere dal giardiniere una rosa. La prendeva e si recava in un angolo di un vialetto dove era collocata una nicchia che custodiva una Madonnina. Lanciava verso di Lei la rosa, recitava una breve orazione e andava a lavorare”. “Questo omaggio – spiega Verdone – lo faceva ogni giorno e nulla glielo poteva far dimenticare. Ma il perche’ di questa sua devozione ci e’ apparso chiaro dopo aver appreso una storia di Alberto piccolo.   Stava giocando con le sorelle per San Cosimato, in Trastevere, quando preso da un raptus si mise a correre. Una macchina – racconta Verdone – lo sfioro’ per pochi centimetri e si salvo’ per miracolo. La reazione della mamma fu immediata: col fiatone lo porto’ a Santa Maria in Trastevere e lo mise sull’altare sotto l’immagine di una Madonna. Glielo consacro’, in poche parole, per averlo miracolato da una morte quasi certa. Questo episodio sicuramente resto’ molto vivo in casa Sordi, tanto da farlo accostare sempre piu’ alla fede.”

 

eduardo
“Erano le tre dopo mezzanotte. Ero sola nella strada. Avevo abbandonato la mia casa da sei mesi. Era la prima volta! E che faccio? Mi tornavano alla mente le parole delle mie compagne: “E cosa aspetti? Ti togli subito il pensiero. Io conosco uno molto bravo”. Senza volerlo, passo dopo passo, mi trovai nel vicolo di casa mia, dinanzi all’altarino della Madonna delle Rose. L’affrontai così (mani sui fianchi): “Che devo fare? Tu sai tutto… Sai pure che mi trovo in stato di peccato. Che devo fare?” Ma essa zitta, non rispondeva: “Ah, così fai tu? Più taci e più la gente ti crede. Sto parlando con te! Rispondi.” (Rifacendo il tono di qualcuno che parla a distanza): “I figli sono figli!” Mi sentii raggelare. Rimasi così, ferma. Forse, se mi fossi voltata, avrei visto e capito da dove veniva quella voce, chissà, da dentro a una casa che aveva il balcone aperto, dal vico appresso, da una finestra qua1siasi… Ma pensai: “È stata lei! È stata la Madonna! Sì è vista presa di petto e ha voluto parlare… Ma allora la Madonna per parlare si serve di noi.”
(Filumena Marturano, di Eduardo De Filippo)

 

chaplin

“Noi tutti vogliamo aiutarci vicendevolmente. Gli esseri umani sono fatti così. Vogliamo vivere della reciproca felicità, ma non della reciproca infelicità. Non vogliamo odiarci e disprezzarci. Al mondo c’è posto per tutti. E la buona terra è ricca e in grado di provvedere a tutti. La vita può essere libera e bella, ma noi abbiamo smarrito la strada: la cupidigia ha avvelenato l’animo degli uomini, ha chiuso il mondo dietro una barricata di odio, ci ha fatto marciare, col passo dell’oca, verso l’infelicità e lo spargimento di sangue. Abbiamo aumentato la velocità, ma ci siamo chiusi dentro. Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciato nel bisogno. La nostra sapienza ci ha resi cinici; l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità. Più che d’intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e di bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto. L’aereo e la radio ci hanno avvicinati. E’ l’intima natura di queste cose a invocare la bontà dell’uomo, a invocare la fratellanza universale, l’unità di tutti noi. Anche ora la mia voce raggiunge milioni di persone in ogni parte del mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che costringe l’uomo a torturare e imprigionare gli innocenti. A quanti possono udirmi io dico: non disperate. L’infelicità che ci ha colpito non è che un effetto dell’ingordigia umana: l’amarezza di coloro che temono la via del progresso umano. L’odio degli uomini passerà, i dittatori moriranno e il potere che hanno strappato al mondo ritornerà al popolo. E finché gli uomini non saranno morti la libertà non perirà mai. Soldati! Non consegnatevi a questi bruti, che vi disprezzano, che vi riducono in schiavitù, che irreggimentano la vostra vita, vi dicono quello che dovete fare, quello che dovete pensare e sentire! Che vi istruiscono, vi tengono a dieta, vi trattano come bestie e si servono di voi come carne da cannone. Non datevi a questi uomini inumani: uomini-macchine con una macchina al posto del cervello e una macchina al posto del cuore! Voi non siete delle macchine! Siete degli uomini! Con in cuore l’amore per l’umanità! Non odiate! Solo chi non è amato odia! Chi non è amato e chi non ha rinnegato la sua condizione umana! (sic) Soldati! Non combattete per la schiavitù! Battetevi per la libertà! Nel Vangelo di san Luca è scritto che il regno di Dio è nell’uomo: non in un uomo o in un gruppo di uomini ma in tutti gli uomini! In voi! Voi, il popolo, avete il potere di rendere questa vita libera e bella, di rendere questa vita una magnifica avventura. E allora, in nome della democrazia, usiamo questo potere, uniamoci tutti. Battiamoci per un mondo nuovo, un mondo buono che dia agli uomini la possibilità di lavorare, che dia alla gioventù un futuro e alla vecchiaia una sicurezza. Promettendo queste cose i bruti sono saliti al potere. Ma essi mentono! Non mantengono questa promessa. Né lo faranno mai! I dittatori liberano se stessi ma riducono il popolo in schiavitù. Battiamoci per liberare il mondo, per abbattere le barriere nazionali, per eliminare l’ingordigia, l’odio e l’intolleranza. Battiamoci per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso conducano alla felicità di tutti. Soldati uniamoci in nome della democrazia! Hannah, mi senti? Ovunque tu sia, alza gli occhi! Alza gli occhi, Hannah! Le nubi si disperdono! E torna il sole! Usciamo dalle tenebre alla luce! Entriamo in un mondo nuovo, un mondo più buono, dove gli uomini saranno superiori alla loro ingordigia, al loro odio e alla loro brutalità. Alza gli occhi, Hannah! L’anima dell’uomo ha messo le ali e finalmente egli comincia a volare. Vola nell’arcobaleno, nella luce della speranza. Alza gli occhi, Hannah! Alza gli occhi!”

(da C. Chaplin, La mia autobiografia, Milano 1977, pp. 424-25)

155935_479872918722072_1949396771_n

 

 
Lascia un commento

Pubblicato da su 1 marzo 2013 in Cinema

 

Tag: , , , , , ,