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Archivi categoria: Religione

Vuoto esistenziale

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La vanità umana e il vuoto esistenziale

L’eccessiva vanità è un grande limite, in genere rivela alti livelli di egoismo

Viviamo nell’era del culto del corpo, in cui l’apparenza è essenziale, e non è raro vedere palestre più gremite delle chiese. La ricerca di cliniche estetiche è sempre maggiore, provocando anche la morte di alcuni pazienti a causa dell’imperizia di falsi medici. Il tentativo di riempire questo “vuoto” muove milioni e milioni in un mercato che cresce ogni anno.

Alcune settimane fa, le dichiarazioni di una madre hanno avuto una grande ripercussione sulle reti sociali perché ha detto che sognava di comprare un appartamento ma il consumismo della figlia non glielo permetteva. La madre in questione vive in una comunità non benestante di San Paolo (Brasile), e ha affermato che ogni “incursione” della figlia al centro commerciale ha un costo approssimativo di 400-500 reais (1280-1600 euro).

Sembra che viviamo in una ricerca costante per riempire un vuoto esistenziale nella nostra anima. Indipendentemente dal fatto di avere una vita religiosa o meno, dimostriamo un’insoddisfazione permanente per ciò che abbiamo e ciò che siamo, e quello che desideriamo alla fine non ci soddisfa mai. A ogni obiettivo raggiunto nella vita, il vuoto torna a consumarci come una malattia vorace, insaziabile.

Cosa ci basta? La Grazia di Dio è sufficiente perché possiamo godere una vita piena e completa.

Una persona piena della Grazia di Dio è sempre soddisfatta, nel dolore e nella povertà, nella salute e nella prosperità. È questo il segreto, essere soddisfatti. Nasciamo senza niente e non porteremo niente dopo la morte. Se resterà qualche cosa, anche dopo la nostra morte, è ciò che è eterno. Ed è San Paolo a dirci cosa è eterno: “Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova”

Vuoto esistenziale, come riempirlo e dare senso alla vita?

Stare sempre in compagnia non è sinonimo di sentirsi al riparo. Per questo motivo, sono molte le persone che attualmente percepiscono una grande solitudine. I problemi di lavoro, economici o anche familiari possono causare un’enorme sensazione di vuoto, arrivando a trasformare questo piccolo disagio in una vera e propria crisi esistenziale.

Superare questo tipo di ostacoli psicologici è sempre complicato, visto che ci abituiamo a vivere senza analizzare noi stessi e di conseguenza non riusciamo a capire il motivo di quest’insoddisfazione. Svolgere un esercizio di auto-esplorazione e avere una buon atteggiamento nei confronti della vita sono due regole fondamentali per ritornare alla nostra quotidianità con serenità e felicità.

Le persone con obiettivi vivono di più?

Creata da Víctor Frankl, questa teoria esistenzialista vuole dimostrare che quegli individui che affrontano la vita con maggiore dedizione e che hanno un motivo per cui vivere, vanno sempre avanti. Lo stesso psicoanalista, infatti, riuscì a sopravvivere all’orrore dei campi di concentramento nazisti, osservando che le persone che non riuscivano a trovare qualcosa che desse senso alla propria vita perdevano le forze e sparivano molto più rapidamente.

Ansia anticipatoria, il grande problema dei nostri tempi

Pensare con frequenza che le cose andranno male potrebbe tradursi in una debole strategia per il successo della traiettoria delle nostre vite. Sono molte le persone che, attualmente, soffrono di ansia anticipatoria perché cercano di anticipare gli eventi e di pensare al futuro in maniera negativa. Analizzando e cercando spiegazioni di ogni cosa che ci succede, non riusciamo a concentrarci sulla realtà in maniera intelligente e mentalmente sana. Per questo è indispensabile assumere un atteggiamento nei confronti della vita molto più proattivo, riducendo la vittimizzazione e capendo che le difficoltà sono parte dell’esistenza di ogni persona.

La malattia dell’anima

Alcune persone raccontano di uno stato interiore di malessere che riassumono con l’espressione vuoto esistenziale.

E’ uno stato di passività, mancanza, che genera la sensazione di perdita di senso nella propria esistenza e che stimola pensieri negativi, pensieri piuttosto sterili che non portano a propositi o progetti ma al contrario tolgono entusiasmo e rendono triste il futuro che ancora deve essere vissuto.

Come riempiamo il nostro vuoto?

Spesso ricorriamo ad ogni mezzo per attenuare questo disagio: il cibo, le droghe, internet e la televisione, il sesso o amori inventati, tutti mezzi che si rivelano prima o poi poco duraturi o inefficaci, quando non generano serie problematiche di dipendenza che conducono a vere psicopatologie.

Viktor Emil Frankl (Vienna 1905-1997), medico-filosofo-psichiatra (e prigioniero dal ’42 al ’45 in diversi campi di concentramento nazisti) richiama alla responsabilità di ciascuno di dare un significato alla propria esistenza, cercandolo, costruendolo, andando al di là del mero soddisfacimento degli impulsi o ricerca del piacere, per approdare ad una dimensione superiore, indagando e muovendosi sul piano spirituale.

Si tratta di recuperare dei valori, di ricostruire dei significati superiori da attribuire alle nostre azioni e ai nostri pensieri, di ricercare uno scopo individuale più “alto”. Occorre anche imparare ad avere una visione totale della persona (di se stesso) come unione di corpo – psiche e spirito: queste tre dimensioni devono arrivare ad armonizzarsi coerentemente con i valori e le scelte che ciascuno ha posto come orientamento della propria vita.

Un periodo di crisi allora può essere un’occasione per rivedere la propria esistenza sotto questo punto di vista e cominciare a non mettere più al centro della propria attenzione se stesso e i problemi, ma “qualcosa/qualcuno” che trascenda noi stessi e che dia finalmente risposta a quel forte bisogno di significato che non può trovare totale gratificazione in questo mondo.

Possibili cause che provocano il senso di vuoto

1. Sentirsi sovraffaticati

Secondo alcuni studi americani, la mancanza di sonno è una tra le cause principali che scatenano questo tipo di malessere. Quando non apportiamo al nostro corpo una quantità di sonno sufficiente siamo più soggetti a sviluppare durante il giorno una serie di pensieri negativi che andranno a impattare sul nostro stato emotivo. Quindi, in primo luogo, regola le tue ore di sonno, affinché il tuo corpo e la tua mente possano rigenerarsi adeguatamente.

2. Sentirsi stressati e demotivati

Non puoi essere motivato se sei stressato e sovraffaticato. Se ti senti demotivato, allora il mio primo suggerimento è quello di staccare la spina e svagarsi un pò.

3. Ti manca uno scopo da perseguire

E’ veramente difficile rimanere motivato se non hai uno scopo da perseguire. Trovare uno scopo nella vita non è sempre facile, per questo ti suggerisco di iniziare ad analizzare realmente quello che desideri e quello che per te crea valore.

4. Hai perso le tue prospettive

Ognuno di noi ha le sue ambizioni e i suoi sogni, e quando questi vengono meno, entriamo in un vortice di confusione. Un esercizio semplice per uscire da questa situazione è quello di richiamare alla mente, il più spesso possibile, le cose che maggiormente ti riempiono di gioia e gratitudine.

 
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Pubblicato da su 4 novembre 2015 in Attualità, Letteratura, Religione

 

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Libertà

La libertà è la parola d’ordine che riassume tutti i bisogni, i desideri, i traguardi e gli ideali dell’odierna umanità. La libertà dal peccato: esso è il vero despota, e Gesù Cristo ce ne libera. L’esercizio della libertà non implica il diritto di dire e di fare qualsiasi cosa, infatti allontanandosi dalla legge morale, l’uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità coi suoi simili e si ribella contro la volontà divina.

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Pubblicato da su 6 ottobre 2015 in Attualità, Religione, Scienza e Fede

 

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Conosci te stesso

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Ci sono tre cose estremamente dure: l’acciaio, il diamante, e la conoscenza di se stessi.
(Benjamin Franklin)

“Conosci te stesso” (“Gnothi seautón”). Questa è la scritta che campeggiava sul tempio del Dio Apollo a Delfi e che per secoli ha influenzato i più importanti pensatori della cultura occidentale: da Socrate a Platone, da Kant a Nietzsche. Da un certo angolo visuale l’aforisma è una continua ginnastica mentale che ci spinge a guardare dentro noi stessi in cerca della nostra identità.

La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere sé stessi.
(Hermann Hesse)
E’ ciò che pensiamo di conoscere già che ci impedisce sovente di conoscere.
(Claude Bernard)
Colui che conosce gli altri è sapiente, colui che conosce se stesso è illuminato.
(Lao Tzu)
Si può comprendere il cosmo, ma mai l’ego; il sé è più distante di qualsiasi stella.
(GK Chesterton)
Conoscersi significa errare e l’oracolo che ha detto “Conosci te stesso” ha proposto un compito più grave delle fatiche di Ercole e un enigma più oscuro di quello della Sfinge.
(Fernando Pessoa)
In tutto il mondo la gente arriva ai limiti dell’assurdo per evitare di confrontarsi con la propria anima.
(Carl Gustav Jung)
Il coraggio di conoscere se stessi è un coraggio raro; e sono molti quelli che che preferiscono incontrare il loro acerrimo nemico in campo aperto, piuttosto che il proprio cuore nell’armadio.
(Anonimo)
Nessuno che conosca se stesso si può assolvere.
(Nicolás Gómez Dávila)
L’oracolo pagano diceva: “Conosci te stesso e diventalo”; quello cristiano: “Conosci Dio e servilo”; quello illuminista: “Conosci l’umanità e cerca di elevarla”; quello borghese: “Fatti conoscere ed emergi”; quello industriale: “Fa’ conoscere i tuoi prodotti e vendili”.
(Carlo Ferrario)
Come si può conoscere sé stessi? Non mai attraverso la contemplazione, bensì attraverso l’agire.
(Johann Wolfgang Goethe)
Se uno conosce troppo se stesso, smette di salutarsi.
(Ramón Gómez de la Serna)
Conosci te stesso. Massima tanto perniciosa quanto odiosa. Chiunque si osservi arresta il proprio sviluppo. Il bruco che cercasse di “conoscersi bene” non diventerebbe mai farfalla.
(André Gide)

“Conosci te stesso” è un ottimo precetto, ma sta soltanto a Dio il metterlo in pratica: chi altri se non Lui può conoscere la propria essenza?
(Voltaire)
Essere troppo consapevoli di sé è una malattia – una vera e propria malattia profonda.
(Fëdor Dostoevskij)
La salute non analizza se stessa e neppure si guarda allo specchio. Solo noi malati sappiamo qualche cosa di noi stessi.
(Italo Svevo)
E’ un primo grande passo verso la conoscenza di te stessi essere in grado di riconoscere che cosa ti rende felice.
(Lucille Ball)
Se conosci te stesso conosci un altro.
(Rinaldo Caddeo)
Nessuno si conosce, fin quando è soltanto sé stesso e non è insieme un altro.
(Wilhelm August von Schlegel)
Un uomo che conosce se stesso può uscire da se stesso e guardare le proprie reazioni, come un osservatore.
(Adam Smith)
Nessun uomo è libero se non ha il potere su se stesso. Nessun uomo può avere il potere su se stesso se non conosce se stesso.
(Anonimo)
Puoi essere tutto quello che vuoi, c’è solo un ostacolo: te stesso.
(Anonimo)
Vuoi conoscerti, vedi la condotta degli altri; vuoi comprendere gli altri, guarda in cuor tuo.
(Friedrich Schiller)
La cosa che è veramente difficile, e anche davvero incredibile, è rinunciare ad essere perfetti ed iniziare il lavoro di diventare se stessi.
(Anna Quindlen)
Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell’oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi.
(Sant’Agostino)
Corriamo via tutto il tempo per evitare di trovarci faccia a faccia con noi stessi.
(Anonimo)
Porto in me un individuo irrivelato. Mi conosce, ma non so niente di lui, eccetto che la mia persona è la sua ombra con i suoi appetiti inconfessabili e il suo bisogno di segreto. (Joë Bousquet)

E’ una cosa sconcertante. La verità bussa alla porta e tu dici: “Vai via, sto cercando la verità”, e così va via. Davvero sconcertante.
(Robert M. Pirsig)
La vostra visione apparirà più chiara soltanto quando guarderete nel vostro cuore.
Chi guarda l’esterno, sogna. Chi guarda all’interno si sveglia.
(Carlo Gustav Jung)
La conoscenza di te stesso è il più grande servizio che puoi rendere il mondo.
(Ramana Maharshi)
Niente mi sembra più sciocco della massima socratica: Conosci te stesso. Il vero mezzo per arrivare alla conoscenza dovrebbe essere piuttosto: dimentica te stesso.
(Paul Claudel)
La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di sé stesso.
(Italo Calvino)
Il vero sciocco, colui che gli dèi deridono e distruggono, è colui che non conosce se stesso.
(Oscar Wilde)
Il proprio sé è ben nascosto da se stessi; di tutte le miniere di tesori, quella del sé è l’ultima ad essere scavata.
(Friedrich Wilhelm Nietzsche)
Solo chi si conosce è padrone di sé stesso.
(Pierre de Ronsard)
Conoscere se stessi è l’inizio di ogni sapienza.
(Aristotele)
Molti san tutto, ma di se stessi nulla.
(Proverbio)
Spesso si dice che questa o quella persona non ha ancora trovato se stesso. Ma il proprio sé non è qualcosa che si trova, è qualcosa che si crea.
(Thomas Szasz)
Solo conoscendomi, cioè conoscendo la mia interiorità, posso parlare all’interiorità dell’altro.
(Susanna Tamaro)

 
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Pubblicato da su 7 aprile 2015 in Attualità, Letteratura, Religione

 

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La suora delle meraviglie

suor cristina Suor Cristina Scuccia

• Comiso (Ragusa) 1989. Suora. Cantante. Vincitrice della seconda edizione di The Voice (Raidue, 2014). • Il video in cui canta No one di Alicia Keys ha raggiunto 13 milioni di visualizzazioni su YouTube in tre giorni. • «Verso i 14 anni ho capito che non potevo fare a meno di cantare. Ho capito che il canto non era solo tecnica ma anche sensibilità, interpretazione, emozione». • Prima di prendere i voti era diplomata in ragioneria, lavorava in un call center, frequentava l’università ed era fidanzata: «Vengo da una famiglia umile e sono stata educata ai valori cristiani, ma durante l’adolescenza mi sono allontanata dalla Chiesa». La scelta del noviziato nel 2009, poi una missione in Brasile nel 2010, i voti nel 2012. • «Altro che Sister Act. Con un colpo geniale degli autori il talent, già ribattezzato The voice (of God), ha trovato la sua protagonista in una suora di 25 anni con gli occhi che ridono, siciliana di Comiso, innamorata della musica da ragazzina. L’Accademia di spettacolo a Catania, concerti di piazza e ai matrimoni con la band. Poi le selezioni di Amici, ma viene scartata. La madre legge che Claudia Koll cerca la protagonista del musical su Suor Rosa, la fondatrice delle Orsoline della Sacra Famiglia. Così Cristina fa la valigia e parte per Roma dove frequenta la Star Rose Academy, la scuola fondata dalle Orsoline diretta dall’ex attrice. Il suo insegnante era Franco Simone, entusiasta: “Non mi sono stupito del successo a The voice” racconta il cantante “si capiva che aveva un grande talento: è una suora vera e una persona straordinaria. Capisco la commozione di J-Ax, perché arrivano la forza e la timidezza di Cristina. Mi fa piacere che abbia acquistato sicurezza perché agli inizi cantava divinamente ma aveva dei freni. Le ho detto scherzando: ‘Ricordati che sei siciliana, devi tirare fuori l’Etna’. L’ho ospitata nel mio programma Dizionario dei sentimenti e abbiamo cantato insieme. L’avevo mandata a I raccomandati, al provino erano strabiliati: che voce, che grinta. Ma poi non l’hanno presa”. Per suor Cristina vocazione musicale e spirituale coincidono. Noviziato in Brasile, impegnata con i meninos de rua, i bambini di strada, nel 2012 i primi voti. Impegno religioso come scelta di vita, ma sempre cantando: vince il concorso di musica cristiana, il Good News festival trasmesso da Tv 2000. “Papa Francesco parla di una chiesa madre” dice suor Cristina “Mi piacerebbe che la gente pensasse che la chiesa è ovunque, può stare con tutti. Solo perché siamo suore non possiamo esibirci? Chi l’ha detto? È un messaggio forte quello di una giovane che consacra la propria vita a Dio e continua a fare cose come qualsiasi persona della mia età. Il mio è un messaggio di fedeltà e amore che trasmetto tramite la mia voce”» (Arianna Finos) [Rep 21/3/2014]. • «I social network dibattono su Suor Cristina. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, sembra aver dato il suo appoggio alla suora via Twitter citando Cassiodoro: “Se commettiamo ingiustizia, Dio ci lascerà senza musica» con tanto di hashtag (il cancelletto per contrassegnare le parole chiave) #tvoi (The Voice of Italy). Ma tra i tanti che elogiano, altrettanti biasimano. Una lettura dei commenti, per forza di cose parziale, mostra due tipi di malpancisti. Chi giudica il caso televisivo parla di Suor Cristina come prodotto mediatico di veloce assuefazione, di montatura per far colpo, sostiene che ha vinto per l’abito e non per la voce, che gli autori l’hanno scelta per calcolo. Chi si fa scrupoli religiosi invece non ha gradito il Padre Nostro a fine gara in un contesto inadatto, scrive che la suora ha un contratto, ma non con la sua nuova casa discografica (Universal) ma con il Signore, che la religione non è uno spettacolo, che la fede non è un talent» (Massimo Franco) [Cds 7/6/2014]. • «Dopo la Cresima mi ero allontanata dalla Chiesa ed ero arrabbiata con il Signore. Per me contava solo andare alle lezioni di canto, frequentare l’Accademia di spettacolo a Catania, farmi vedere nelle piazze e ai matrimoni con la mia band». • «Un episodio fondamentale fu quando un incidente le impedì di partecipare allo spettacolo che avevamo preparato per i venticinque anni della Giornata mondiale della gioventù, che si celebravano in San Pietro. Cristina cadde, si ruppe la caviglia e fu costretta per un periodo a fermarsi. Credo che questo le abbia dato tempo e modo di riflettere: non a caso proprio in quel momento maturò in lei la decisione di entrare nella congregazione» (Claudia Koll a Valentina Di Nino) [Chi 26/3/2014]. • «Chiaro che se ci si getta nello show business se ne affrontano onori e oneri. Tra gli onori, il contratto con la Universal per un disco. Cifra ignota, ma suor Cristina non dovrebbe tenerne nulla, avendo fatto voto di povertà, oltre che di castità e obbedienza. Voti da rinnovare: al momento è in fase di juniorato, ovvero non è ancora monaca irrevocabilmente. Dovrà ripetere i voti il 29 luglio, poi nel 2015. Solo dopo saranno perpetui. “Ma io mi sento già suora per sempre”» (Luigi Bolognini) [Rep 7/6/2014]. • Vive a Milano.

Giorgio Dell’Arti Catalogo dei viventi 2015 (in preparazione) scheda aggiornata al 10 giugno 2014

 

Nun Rocks It On Italy’s ‘The Voice’ Singing Competition And No One Can Believe It: Sister Cristina Scuccia Wows Sister sister! You’ve never seen a nun shut it down like this one. The judges of singing competition “The Voice of Italy” couldn’t believe their ears when they heard Sister Cristina Scuccia belting out Alicia Keys’ “No One,” but they were in for a greater shock when they saw what Scuccia looked like. Judges begin the show with their backs to the stage, and if they like what they hear they can swivel their chairs around– but none of them were prepared for the sight of 25-year-old Scuccia, a member of the Ursuline Sisters of the Holy Family, delivering a jaw-droppingly good performance in her black habit and silver cross. As the crowd cheered, her fellow sisters jumped up and down in delight. The shocked and impressed judges asked her if she was really a nun, to which she replied, “Yes, I am truly, truly, a sister.” A native of Sicily, she arrived at the show accompanied by four sisters from her community as well as her parents. “I came here because I have a gift and I want to share that gift. I am here to evangelize,” she said, reports Catholic News Agency. “If I had found you at Mass I would always be in church,” said J-Ax, an Italian rapper who is one of the judges. “You and me are like the devil and holy water.” She trended on Twitter after her unbelievable performance, with many Italians showing their love for “#suorcristina.” The judges asked her what the Vatican would think of her singing, to which she replied, “I hope that Pope Francis will call me now,” according to NY Daily News.

(The Uffington Post)

 
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Pubblicato da su 12 novembre 2014 in Attualità, Religione

 

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La natura è l’arte di Dio, rispettarla è l’arte dell’uomo

Video presentato all’incontro del 28 marzo 2014 presso l’ITIS “Ettore Majorana” di Somma Vesuviana,“La difesa dell’ambiente e stili di vita.”

 

Full HD (1920×1080)

 

Qualità elevata (640×360)

 

 
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Pubblicato da su 29 aprile 2014 in Attualità, Religione

 

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La difesa dell’ambiente e stili di vita

 Il 28 marzo 2014 presso l’ITIS “Ettore Majorana” di Somma Vesuviana, il Vescovo di Nola Beniamino Depalma ha incontrato gli Studenti,i Docenti e i Dirigenti scolastici di alcune Scuole Secondarie di Sant’Anastasia, San Giuseppe Vesuviano e Somma Vesuviana.

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Pubblicato da su 10 aprile 2014 in Attualità, Religione

 

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Far crescere i nostri figli

 

Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta.
Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio.
Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “UBUNTU: come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?”

UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo”

LETTERA DI ABRAHAM LINCOLN ALL’INSEGNATE DI SUO FIGLIO

“Caro professore, lei dovrà insegnare al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità; ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c’è un eroe, per ogni egoista c’è un leader generoso. Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata. Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall’invidia e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso. Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma anche distrarsi con gli uccelli nel cielo, i fiori nei campi, le colline e le valli. Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti. Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri. Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo. Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono. Gli insegni a ignorare le folle che chiedono sangue e a combattere anche da solo contro tutti, quando è convinto di aver ragione. Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempera l’acciaio. Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso. Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore ed anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini. So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro”.

Abraham Lincoln

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You’re a technologist, but a lot of your work now with the foundation has a moral dimension. Has your thinking about the value of religion changed over the years? 

The moral systems of religion, I think, are superimportant. We’ve raised our kids in a religious way; they’ve gone to the Catholic church that Melinda goes to and I participate in. I’ve been very lucky, and therefore I owe it to try and reduce the inequity in the world. And that’s kind of a religious belief. I mean, it’s at least a moral belief.

This story is from the March 27th, 2014 issue of Rolling Stone.


 
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Pubblicato da su 10 aprile 2014 in Religione, Scuola e Famiglia

 

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Rispetto della natura – Lettera di Capriolo Zoppo

terra-fioreQuesta lettera fu scritta dal capo dei Pellirossa Capriolo Zoppo nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti Franklin Pirce, è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.

Il documento è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra, questa saggezza vitale accorcia le distanze e i tempi, perché ha molte cose da insegnare anche a noi che viviamo a Sant’Anastasia, a Somma Vesuviana, a Pomigliano d’Arco… a pochi passi dalla Terra dei Fuochi e abbiamo bisogno di imparare ad avere molto rispetto nei confronti della natura, e quindi nei confronti di noi stessi e degli altri.

Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro. L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Il mio popolo ama questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!

Capriolo Zoppo, 1854 (sintesi della lettera)

 
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Pubblicato da su 5 marzo 2014 in Letteratura, Religione, Storia

 

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Candelora

candelora

[lat. tardo (festum*candelorum, per candelarum; il mutamento di genere è probabilmente dovuto a incrocio con (festumcereorum, cioè «festa dei ceri», come anche fu chiamata in alcune regioni]. – Nome dato in passato, in molte lingue (ingl. Candlemas, ted. Lichtmess), alla festa della Purificazione di Maria Vergine e in seguito, con la riforma liturgica postconciliare, attribuito alla festa della Presentazione di Gesù al tempio (2 febbraio) e, oggi come in passato, all’annessa benedizione delle candele con relativa processione.

Negli Stati Uniti la festa religiosa è stata sostituita da una laica, “il giorno della marmotta “, Groundhog Day, sempre il 2 febbraio. Tutti abbiamo sentito almeno una volta il detto che ha una relazione statisticamente significativa con l’andamento reale della stagione: per la Candelora, se nevica o se plora, dell’inverno siamo fora, ma se c’è sole o solicello siamo solo a mezzo inverno.

In Inglese: If Candlemas be fair and bright,
Come, Winter, have another flight;
If Candlemas brings clouds and rain,
Go Winter, and come not again.

La Candelora è molto attesa in Campania: è la festa in onore della Madonna di Montevergine, ogni anno, da tutta la regione, arrivano i fedeli per rendere omaggio alla Madonna nera.
Un’armonica fusione tra sacro e profano unisce le origini pagane del luogo, infatti in passato il santuario era il tempio dedicato alla dea romana Cibele.

Il 2 febbraio, l’ascesa verso il santuario è accompagnata da canti, travestimenti e balli al suono di nacchere e tammorre, in un’atmosfera folkloristica di intenso coinvolgimento e di degustazione di piatti tipici.
Protagonisti della festa sono i femminielli devoti alla Madonna, la Mamma Schiavona: si narra che nel 1200, durante una bufera di neve, una coppia di amanti omosessuali fosse stata scoperta ed imprigionata ad un albero vicino a delle lastre di ghiaccio ma, per intercessione della Vergine, un improvviso raggio di sole colpì la lastra, sciogliendola e salvando i due innamorati.

Nel mezzo dell’inverno si celebra la festa detta della Presentazione di Gesù bambino al tempio, in realtà il popolo ricorda un altro nome: Candelora.

La festa, come molte nella liturgia romana, ha un’origine pagana. Il mese di Febbraio era l’ultimo del calendario romano, quello che chiudeva l’anno: il termine “Februarius” (devivante da “februa”) significava “purificazione”.

Il quindicesimo giorno di Februarius venivano inaugurati i Lupercalia, le festività in onore del Dio Luperco, il quale, secondo la tradizione, sorvegliava le greggi e le proteggeva dall’assalto dei lupi. Il culto di Luperco era molto importante ed i suoi sacerdoti, godevano di gran prestigio.

Durante i Lupercalia i sacerdoti, definiti “Luperci” (scacciatori dei lupi), sacrificavano delle pecore in una grotta ai piedi del Palatino dove, secondo tradizione, la lupa avrebbe allattato Romolo e Remo. Con una spada insanguinata del sangue di pecora toccavano poi la fronte di due ragazzi di origina patrizia, che detergevano subito dopo con un panno di lana, imbevuto di latte. A quel punto i due ragazzi dovevano indossare le pelli degli animali sacrificati; con la medesima pelle venivano realizzate delle striscie (dette februa) con le quali, correndo attorno alle pendici del Palatino, dovevano percuotere chiunque incontrassero, in particolare le donne, che si offrivano volontariamente ad essere sferzate per purificarsi e ottenere la fecondità. La comunità intera, così facendo, si purificava e si preparava ad accogliere la primavera ed i suoi frutti.

Fu papa Gelasio I nel V secolo d.C. ad ottenere il permesso dal senato di Roma e “sostituire i lupercalia” con la festa della candele mantenendone il significato di rito purificativo, dedicandolo però alla Vergine. Il nome venne cambiato in “Festa delle Candele” (Candelora), in quanto adottate come simbolo della purificazione.

La festa della candelora è stata importata dall’oriente. Nel IV secolo d.C. la pellegrina Egeria ci attesta la presenza di questo uso a Gerusalemme, dopo il quarantesimo giorno dalla nascita di Gesù. La Presentazione del Signore è la festa di Cristo, luce delle genti, e dell’incontro del Messia con il suo popolo nel tempio di Gerusalemme. Il gesto di obbedienza alla legge e di offerta a Dio, compiuto da Maria e Giuseppe, che portano il bambino Gesù per offrirlo al Signore, invita ogni battezzato a ripercorrere le tappe della sua fede, a sottomettersi alla legge del Signore, a divenire con Cristo luce del mondo.

Simeone (letteralmente Esaudimento) ed Anna attendono Gesù nel tempio di Gerusalemme, lì ci sarà la proclamazione della divinità e della missione redentrice. Il vegliardo Simeone rappresenta l’ideale dell’uomo credente aperto all’intervento di Dio e alla sua azione. Prendendolo tra le braccia, Simeone, proclama Gesù Luce di tutte le genti e gloria del popolo d’Israele. Le parole del santo vegliardo invitano a riflettere sull’importanza di Cristo, Luce che illumina l’uomo e il suo agire nella storia. Da Cristo e per Cristo fluisce la luce che purifica e invita il credente ad andare oltre, la luce affascina, avviluppa l’umanità, invita alla conversione e alla proclamazione della nuova e buona novella. La candela, ricevuta, è il segno più eloquente di ciò che siamo e ciò a cui siamo chiamati, a trasformare la nostra esistenza in una candela nella mani di Dio, a passare dalle tenebre alla luce di Cristo, essa con la sua forza-bellezza salverà l’uomo, lo condurrà sulla via del bene, allargherà i suoi stretti orizzonti, lo spoglierà dei suoi egoismi e lo vestirà di verità e bellezza.

Candlemas Day celebrates the presentation of Christ in the Temple in Jerusalem 40 days after his birth (as Jewish custom required), and the purification ceremony of the Virgin Mary at the same time.

 

 

 
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Pubblicato da su 3 febbraio 2014 in Attualità, Religione

 

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Amici e nemici della crescita dell’uomo

Noam Chomsky, padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, spiega attraverso dieci regole come sia possibile mistificare la realtà.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.

Nella Sinagoga di Nazaret, Gesù proclama di liberare l’uomo da ogni forma di schiavitù:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore.

mistificazione contro vangelo2

 
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Pubblicato da su 3 novembre 2013 in Economia e Politica, Religione

 

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